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Società Canavesana Servizi e il Comune di Ivrea diventano un caso studio del Politecnico di Torino

mercoledì, Dicembre 13th, 2023 - Scritto da Silvia Orlandini

Il tema della gestione dei rifiuti sta diventando in questi ultimi anni un nodo centrale non solo per affrontarne l’impatto ambientale, ma anche per definire le strategie che consentano di rendere più semplice e meno onerosa tutta la filiera del riciclo.
Non dimenticando un aspetto fondamentale. Tutto parte da una corretta separazione dei rifiuti, quindi da una maggiore consapevolezza del cittadino rispetto al ruolo cruciale di recupero di materie prime, per arrivare a ridurre sempre più il quantitativo di rifiuti avviati a incenerimento, con immediate ricadute anche in termini di economici.
Lo studio del Politecnico di Torino parte proprio da questi assunti, sviluppando un’analisi tecnica, economica e ambientale sulla gestione dei rifiuti solidi urbani del territorio e approfondendo poi in particolare il caso studio del Comune di Ivrea, con l’obiettivo di proporre delle soluzioni finalizzate ad innalzarne il livello di raccolta differenziata almeno al 70-75% (oggi al 62%).
“La scelta della città di Ivrea è avvenuta partendo da alcune considerazioni condivise con il Politecnico, spiega il direttore di Società Canavesana Servizi Andrea Grigolon. In primo luogo, offre dal punto di vista dimensionale la possibilità di effettuare analisi comparative a livello nazionale, dando un più ampio respiro alle riflessioni e allo sviluppo di nuove progettualità; a questo si aggiungono i dati sulla raccolta dei rifiuti in peggioramento, in netta controtendenza con i dati medi italiani e della Città Metropolitana di Torino; da ultimo, la necessità irrinunciabile di migliorare la percentuale di raccolta differenziata che raggiunge risultati al di sotto del limite del 65% nazionale. E questo grazie al Carnevale che permette di aumentare le frazioni raccolte di organico, legno e imballaggi in plastica.”
Dall’analisi svolta nella Città di Ivrea sono emerse due criticità. La prima è relativa alla poca attenzione rivolta alla raccolta differenziata da parte della popolazione; la seconda invece riguarda il numero elevato di chilometri percorso dai mezzi di raccolta.
Per quanto concerne la prima area problematica rilevata, la differenziata, da un’analisi svolta su commissione della Città Metropolitana di Torino sul rifiuto indifferenziato conferito dai cittadini di Ivrea, oltre il 60% risulta composto da carta, plastica, vetro e organico che, inseriti nelle raccolte corrette, andrebbero a ridurre in modo consistente il peso dell’indifferenziato raccolto e i relativi costi di smaltimento.
Migliorare la percentuale della raccolta differenziata, infatti, arrivando all’85% permetterebbe di ottenere ricadute positive sul bilancio economico, riducendo il gap tra costi e ricavi. Presupposto imprescindibile per orientare il Comune di Ivrea in tale direzione dovrebbe essere lavorare su un cambio di mentalità e approccio dei propri cittadini in merito alla gestione dei rifiuti e intervenire sulla qualità dei rifiuti conferiti della Casa Circondariale e dell’Ospedale, ad oggi ancora molto critiche.
Una strategia concreta che consentirebbe di monitorare i conferimenti e contingentare l’accesso ai contenitori esclusivamente ai residenti potrebbe, inoltre, essere la creazione di eco-isole: sistemi di raccolta differenziata in cui sono presenti dei contenitori dotati di serratura elettrica che possono essere aperti solo dagli utenti abilitati tramite tessera.
“L’ipotesi proposta dal Politecnico ci sembra molto interessante e abbiamo già coinvolto l’amministrazione della Città di Ivrea per iniziare a lavorarci congiuntamente, sottolinea Andrea Grigolon. Si potrebbe avviare una sperimentazione su singoli quartieri per valutare i primi risultati e pensare poi di estendere gradualmente a tutto il Comune, migliorando la performance anche del 10%, già al termine del primo anno”.
Una seconda area di potenziale miglioramento proposta dal Politecnico è stata valutare la possibilità di sostituzione dei trattori stradali alimentati a gasolio con trattori elettrici alimentati con energia elettrica.
Pensare ad una transizione del parco mezzi verso l’elettrico ha, però, una serie di implicazioni legate sia all’elevato costo di nuove motrici elettriche (quasi il triplo rispetto a quelle tradizionali), sia ai costi di approvvigionamento dell’energia elettrica, per lo più prodotta con combustibili derivati da fonti fossili che aumenterebbero ulteriormente le emissioni di CO2 rispetto alla situazione attuale.
Una soluzione alternativa potrebbe, invece, essere la creazione di una stazione di stoccaggio di alcune frazioni di rifiuto, in un’ottica di efficientamento dei trasporti grazie alla riduzione dei viaggi giornalieri verso gli impianti di smaltimento e riciclo.
La mancanza di impianti di trattamento prossimi al territorio gestito da SCS implica un aumento dei viaggi percorsi dai veicoli, con inevitabile maggiore usura dei mezzi adoperati, e l’aumento esponenziale dei costi. Un impianto di stoccaggio di alcune frazioni come legno, verde e ingombranti permetterebbe di diminuire le distanze percorse (di circa un terzo), di ridurre i litri di carburante consumato e, non da ultimo, un significativo abbattimento dei quantitativi di CO2 emessi.
Conclude il presidente SCS Calogero Terranova: “il coinvolgimento del Politecnico nel caso studio è stata per noi un’opportunità incredibile di riflessione e analisi sugli obiettivi strategici di medio e lungo periodo e sulle aree di miglioramento e evoluzione future per la nostra Società. Sicuramente possiamo muoverci su più fronti e valutare diverse opzioni tra quelle proposte, focalizzandoci su quelle che ci permetteranno di evolvere le nostre prestazioni e le nuove progettualità in un’ottica di sempre maggiore sostenibilità ambientale ed economica.”

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